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Il "topos" della luna
La luna ha spesso ispirato i poeti...
Per Saffo, come in seguito per Leopardi,
("Canto notturno di un pastore..."),
e, come vedremo anche per Quasimodo, la luna ha spesso il ruolo di
spettatrice e testimone impassibile di fronte al dolore umano.
Ecco infatti come si rivolge a lei il poeta di Recanati
Alla luna
O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!
(Giacomo Leopardi)
In mezzo al vivere frenetico, ci hai offerto uno spazio rigenerante, grazie.
RispondiEliminaDi Leopardi a me piace soprattutto questo frammento tratto dal Canto notturno di un pastore errante dell'Asia:
"Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno...
Sai, Hanny, qual è la cosa più bella quando ti piace qualcosa?
RispondiEliminaPoterla condividere con qualcuno che sai
l'apprezzerà perché ha il tuo stesso interesse, la tua stessa passione...
Del "Canto notturno" questi sono i miei
versi preferiti...
"Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna."